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26 agosto 2019

"Meglio avere una buona gestione che una cattiva condanna

Sulla decisione della camera sociale della Corte di Cassazione del 10 luglio 2019
Maître Cécile ZAKINE
Avvocato - Dottore in legge
Docente all'Università di Nizza Sophia-Antipolis

La sentenza del 10 luglio 2019 emessa dalla sezione sociale della Corte di Cassazione (Cass. soc., 10 luglio 2019, n. 17-22.318) ha evidenziato il rischio a cui il datore di lavoro rischia di essere sottoposto in caso di cattiva gestione dei dipendenti
Il ragionamento della Corte di Cassazione è molto esplicito:
"Ma la Corte d'appello ha ritenuto, in primo luogo, che in seguito al rifiuto di firmare un emendamento che modificava la struttura della sua retribuzione, il datore di lavoro aveva minacciato il dipendente di sanzioni finanziarie, in secondo luogo, che il datore di lavoro non aveva applicato il tasso di commissione contrattuale al dipendente, Infine, che quando il pagamento era dovuto nel gennaio 2012, il datore di lavoro non aveva pagato al dipendente un bonus, che aveva le caratteristiche di costanza, fissità e generalità di una consuetudine e costituiva un elemento della retribuzione; di aver potuto dedurre che queste violazioni erano sufficientemente gravi per impedire la continuazione del contratto di lavoro; che il motivo è infondato".

In questo caso, un dipendente aveva chiesto al Tribunale del Lavoro la risoluzione giudiziale del suo contratto per le seguenti violazioni del contratto da parte del datore di lavoro:
- minacciando il dipendente di sanzioni finanziarie in seguito al suo rifiuto di firmare un emendamento che modificava la sua struttura salariale,
- la mancata applicazione al dipendente del tasso di commissione previsto dal suo contratto di lavoro,
- il mancato pagamento al dipendente di un bonus che era comunque il risultato di una pratica aziendale.
Il Conseil de Prud'hommes ha accolto il ricorso del dipendente e la sentenza è stata confermata da una decisione della Corte d'appello di Nîmes il 30 maggio 2017 (Corte d'appello di Nîmes, 30 maggio 2017, 16/02269).
Non è stato sorprendente che la Corte di Cassazione abbia respinto il ricorso della società e confermato la posizione dei giudici del processo.
Le mancanze del datore di lavoro sono state considerate sufficientemente evidenti per ordinare la risoluzione giudiziaria del contratto di lavoro del dipendente.
Questo caso mette in evidenza l'obbligo del datore di lavoro e del dipendente di eseguire il contratto di lavoro in buona fede e in buona fede.
Come ogni contratto sinallagmatico, il contratto di lavoro impone a ciascuna parte l'esecuzione degli obblighi che ne derivano.
Una buona gestione dei dipendenti durante tutto il rapporto contrattuale è la risposta giusta, a monte, per prevenire le controversie.
È quindi la chiave per una migliore produttività e redditività.
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